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N° 22

 

 

TALES TO ASTONISH

 

(PARTE TERZA)

 

 

SCIENZIATI PAZZI ED ALTRE MERAVIGLIE

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

          Ritratto di uno scienziato pazzo: una mente brillante volta a scopi malvagi. Il suo vero nome è Elihas Starr, ma tra i suoi colleghi scienziati e tra i finanziatori delle sue ricerche è sempre stato noto col soprannome di Testa d’Uovo. Ora potremmo dire che questo è dovuto al suo talento brillante e non convenzionale, ma l’amara verità è che, merito anche della sua completa calvizie e di una certa pinguedine, la sua testa ha praticamente la forma di un uovo. Potremmo anche dire che furono lo scherno dei colleghi e delle donne con cui ha tentato di uscire nei confronti del suo aspetto fisico ad alimentare la sua frustrazione e spingerlo infine verso il crimine. Potremmo, ma non saremo mai sicuri che Testa d’Uovo non avrebbe comunque compiuto le stesse scelte.

          In questo momento Testa d’Uovo sta lavorando al suo ultimo esperimento, che, a quanto pare, ha che fare con un androide dorato.

-Perfetto!- esclama –Sei davvero perfetto e sarai anche invincibile, mio potente androide-[1]

          Testa d’Uovo preme dei pulsanti in rapida sequenza e l’androide si muove mentre la sua figura è avvolta da un’aura di energia, così come un piccolo globo che galleggia appena sopra la sua testa.

-Ora tu mostrerai al mondo e specialmente a quel buffone di Henry Pym cosa accade a burlarsi del genio di Testa d’Uovo.[2]-

          Con passo dapprima lento, poi sempre più sicuro, l’androide lascia il rifugio di Testa d’Uovo, dirigendosi verso la meta indicatagli dal suo creatore.

         

 

 

1.

 

 

          Nella zona nota come East Los Angeles. Eduardo Jimenez corre. Non ha altra scelta se vuole sfuggire a chi gli sta dando la caccia, ma come si può sfuggire a chi ha dalla sua la velocità del Fulmine?

          La figura composta pressoché interamente da energia elettrica gli appare davanti di colpo.

-Eduardo.- dice –Io e te dobbiamo parlare.-

-El Relampago Vivo!- esclama in spagnolo l’altro -Non…non ho niente da dirti.-

          Eduardo tenta di scappare ma la figura gli si materializza di nuovo davanti.

-Inutile, Eduardo, non puoi sfuggimi.-

          Ora ha assunto la forma di un uomo in costume di evidenti origini latine che prende l’altro per la collottola dicendo:

-Tu sai molte cose sulla gang dei Giaguari e me le dirai tutte… o sarò costretto a mostrarti perché mi chiamano il Fulmine Vivente.-

          Pochi minuti dopo Miguel Santos entra nella più vicina stazione di Polizia portandosi dietro il suo prigioniero.

-Questa feccia è roba vostra. È uno dei Giaguari.-

          Lo “deposita” davanti al bancone di servizio.

-Ehi, io ti conosco: sei quel Vendicatore... il Lampo Umano.- esclama uno dei poliziotti.

-Il Fulmine Vivente.- lo corregge Miguel.

-Non sei intervenuto un paio di giorni fa a bloccare una sparatoria tra la gang dei Giaguari e quella vietnamita dei Serpenti?-[3] aggiunge un altro.

-Esatto… e questo è l’ultimo dei partecipanti. Con lui credo di averli presi tutti.-

          Tutti meno suoi fratello. Jose è riuscito a sfuggire alle retate della Polizia e dello Sceriffo. Probabilmente non sanno nemmeno che si è di nuovo unito ai Giaguari. Se lo sapessero, gli revocherebbero la libertà vigilata. Vuole davvero vederlo di nuovo in prigione?

          Incapace di dare una risposta sensata al suo dilemma., il Fulmine Vivente vola via.

 

          A Nord Est della Contea di Los Angeles, nella città di Denver, una donna dalla chioma color biondo-rossiccio entra nel suo luogo abituale di lavoro: la Fondazione Fratelli Jackson. Julia Carpenter ha chiamato ripetutamente per avvertire che doveva assentarsi per qualche tempo, ma nessuno ha risposto, il che è strano, visto che è una normale giornata lavorativa.

          C’è un silenzio innaturale che a Julia non dice nulla di buono. Decisamente c’è qualcosa che non quadra. Quando comincia a sentire odori sgradevoli, ne è certa.

          La prima che vede è la receptionist, seduta scomposta sulla sua sedia con la testa che le pende in un modo innaturale, sul volto un’espressione mista di terrore e stupore. La camicetta era bianca una volta, ma ora è rossa… rossa come il sangue che l’ha ormai impregnata e che è uscito dai due fori all’altezza del petto.

          Julia vorrebbe urlare ma quello che le esce dalla bocca è appena un gemito. Nel salone ci sono i cadaveri degli altri impiegati, due uomini e tre donne, chi per terra, chi riverso sulla scrivania, una ragazza è stata presa alla schiena mentre tentava di fuggire e sulla soglia del suo ufficio è riverso, con la testa appoggiata allo stipite, il suo datore di lavoro Herbert Jackson. La testa, abbiamo detto, ma avremmo dovuto dire: quel che ne rimane, dal momento che è stata attraversata da due proiettili a frammentazione.

          Julia si sente mancare il respiro e le gambe cederle, ma si riprende subito. Non è una donna qualunque, è la supereroina chiamata Arachne, ha visto scene più impressionanti di questa, non è vero?

          Guarda ancora Jackson. Era un uomo in gamba, di animo generoso e gentile. Ce n’erano pochi in giro come lui. Aveva cominciato a sperare che tra loro potesse nascere qualcosa ed ora… ora… poi Julia vede la scritta tracciata sul muro forse col sangue di Jackson:

UNICO AVVERTIMENTO ARACHNE

          Volevano lei, hanno ucciso tutta questa gente per colpire lei, ma come…chi? Poi un pensiero la colpisce come una frustata: Rachel… se i suoi nemici sanno che lei è Arachne, sua figlia potrebbe essere il prossimo bersaglio. Deve raggiungerla subito, non c’è tempo da perdere.

 

          Henry Pym si alza dal letto e guarda la ragazza sdraiata accanto a lui che ancora dorme tranquilla e si chiede se quello che sta succedendo tra loro sia corretto. Quanti anni di differenza ci sono tra loro? E perché la cosa dovrebbe preoccuparlo?  Sono entrambi adulti e responsabili e sanno quello che fanno. Le accarezza dolcemente la testa e guarda il moncherino del braccio sinistro che le fu amputato da un’esplosione causata da quel folle di suo zio.[4] Non è sicuro che Trish gli creda quando le dice che per lui non ha importanza e comunque vorrebbe che lei gli permettesse di aiutarla fornendole un braccio bionico cosa su cui lei si è mostrata finora piuttosto perplessa… o confusa secondo Hank.

-Te ne va via prima  di colazione?-gli chiede Trish ormai sveglia –Non pensavo fossi quel tipo d’uomo.-

-Non lo sono.- replica Hank punto sul vivo –Non sono di quelli che se ne vanno senza salutare il mattino dopo.-

-Come il tuo amico Tony Stark? Dicono che a lui capiti spesso.-

-Dicono tante cose ed io non sono così amico di Stark da saperle tutte.-

-Tranquillo Hank. Io so come sei e non ti farò pressioni se è questo che temi.-

-Non temo nulla, tu dovresti avere timori. In passato ho spesso deluso chi aveva fiducia in me.-

-Ma non deluderai me, ne sono certa.-

          Purché sia vero, riflette Henry Pym.

 

 

2.

 

 

          Cammina senza preoccuparsi di quello che ha davanti a sé. Quando incontra qualcosa sulla sua strada non devia ma la spazza via senza pensare che si tratti di cose o esseri umani. Un poliziotto estrae la sua arma e gli intima di fermarsi ma l’androide di Testa d’Uovo non si ferma. L’agente spara una, due, tre volte ma ancora l’androide non si ferma e mentre cammina la sua massa e la sua altezza sembrano aumentare.

L’agente è sbattuto via come fosse una marionetta e l’androide prosegue la sua marcia. Il piccolo globo che galleggia in aria appena sopra la sua testa è diventato più brillante.

 

Henry Pym sta lavorando nel suo laboratorio. Più ci pensa e più è convinto che deve perfezionare il braccio bionico per Trish. La sfida non sta nel costruire un braccio artificiale perfettamente funzionante, ma nel farne uno che imiti perfettamente l’aspetto di un braccio umano.

 Hank non è un novellino, è stato un pioniere in questo campo quando ancora medici ed ingegneri di valore annaspavano nelle tenebre, non deve lavorare sul nulla: ha studiato le specifiche del braccio bionico di Misty Knight e non solo non è un problema replicarlo ma forse può migliorarne le prestazioni. Ora si tratta solo di costruirlo e Tony Stark gli ha detto a chi rivolgersi: lo stesso uomo che via computer sta esaminando il medesimo schema olografico che sta vedendo lui.

<<Costruirlo non è difficile, in effetti…>> conviene Carl Walker, Ingegnere Capo della Barstow Electronics, consociata della Stark-Fujikawa in California. <<Posso averlo pronto per il fine settimana.>>

-Va benissimo, Carl, grazie.- risponde Hank, che come il resto dei Vendicatori Ovest sa che Carl Walker è uno dei pochi a indossare di tanto in tanto l’armatura di Iron Man al posto di Tony Stark.

<<Devo fatturare ai Vendicatori?>>

-No…è una faccenda privata, fatturatelo a me.-

<<Uh… è sicuro Dottor Pym? Voglio dire… sei sicuro Hank?>> Carl Walker continua a sorprendersi di quanto ancora gli sia difficile trattare da pari a pari con gente come i Vendicatori <<Questo gingillo è ancora piuttosto costoso.>>

          Hank si morde il labbro prima di rispondere:

-Credo di potermelo permettere.>

          Di scuro non permetterà a una cosa meschina come i soldi di ostacolarlo.

 

          Della corsa verso la scuola Julia non ricorda nessun particolare ed è solo vagamente consapevole di essere passata da casa ed aver preparato le valige per sé e Rachel, le stesse valige che ora sono nel bagagliaio della sua auto.

          Deve combattere non poco con la preside ben poco propensa a farle prendere Rachel prima della fine delle lezioni, ma che può fare ben poco contro la sua determinazione.

          In pochi minuti madre e figlia sono a bordo dell’auto di Julia.

-Che succede mamma? Dove andiamo?- chiede Rachel. Nonostante la giovane età ne ha viste e passate tante e sa riconoscere il panico negli occhi di sua madre.

-Dove andiamo?- ripete Julia nervosamente –Dove andiamo?-

          C’è una sola risposta, ovviamente, un solo posto dove può dirsi certa che sua figlia sarà al sicuro, un solo posto dove andare: deve raggiungere i Vendicatori Ovest.

 

 

3.

 

 

          Il Clara Shortridge Foltz Criminal Justice Center è la sede principale del sistema giudiziario della Contea di Los Angeles. In questo palazzo di 21 piani si trovano la sede del Procuratore Distrettuale, del Difensore Pubblico e le aule in cui si sono discussi importanti processi come quello di O.J. Simpson. In una di queste aule un Vice Procuratore Distrettuale sui generis attende.

          Jennifer Walters, alias She-Hulk è consapevole di avere su di se gli sguardi di molti dei presenti nell’aula. La pelle verde è sicuramente un fattore di curiosità, ma anche il fatto che lei sia alta circa due metri ed abbia delle forme giunoniche trattenute a stento da un tailleur scuro che solo perché presumibilmente fatto in molecole instabili non è ancora esploso.

          Probabilmente Jen non si sentirebbe così nervosa se il processo ad alcuni membri della gang dei Giaguari non coinvolgesse da vicino il suo compagno di squadra Fulmine Vivente, ma ormai il dado è tratto e non le resta che sperare che la giuria si sia fatta convincere dalla sua brillante strategia accusatoria e non si sia troppo distratta a guardarle le tette ed il sedere.

          Finalmente la campanella annuncia il rientro della giuria e Jennifer, prendendo posto al banco della pubblica accusa, incrocia le dita.

          Seguendo formalità da tempo consolidate il giudice si rivolge al Capo Giurato:

-Avete raggiunto un verdetto?-

-Si Vostro Onore… giudichiamo gli imputati… colpevoli.-

-.Evvai!-

          L’insolito grido di giubilo esce dalle labbra di Jennifer mentre solleva le braccia al cielo e fa un salto.

          Il giudice le rivolge uno di quei classici sguardi incenerenti.

-Avvocato Walters.- le dice –Immagino che certi comportamenti siano comuni tra i suoi colleghi supereroi, ma sono del tutto incongrui in un’aula di giustizia.

She-Hulk si porta una mano alle labbra, prende fiato e risponde:

-Mi scuso Vostro Onore, le prometto che la prossima volta conterrò il mio entusiasmo.-

-Me lo auguro. Bene, Ci vediamo qui venerdì per la sentenza.-

          Il battere del martelletto del giudice segna la fine dell’udienza. Jennifer si avvia all’uscita dove c’è un uomo più o meno della sua età, capelli castani, occhiali, gessato marrone, che sta applaudendo.

-Complimenti, Jen, bel lavoro.- dice.

-Buck!- esclama lei –Sei venuto a controllarmi per essere sicuro che non combinassi pasticci?-

-Niente affatto- ribatte Dennis “Buck” Bukowski, Procuratore Distrettuale della Contea di Los Angeles e capo di Jennifer –Stavo scendendo al bar quando ho pensato che sarebbe stata un’idea carina invitarti a farmi compagnia.-

-Ora che lo dici, credo di aver bisogno di un bel po’ di caffeina. Fammi strada.-

 

L’androide continua la sua marcia diventando sempre più grande ad ogni passo. Ha raggiunto i confini della città di Los Angeles e prosegue verso sud lungo la Palos Verdes Drive,

          Nel suo ufficio lo Sceriffo Morris Walters, maggior responsabile della sicurezza della Contea di Los Angeles sta seguendo l’evolversi degli eventi.

-Hanno provato a fermarlo, ma senza successo.- gli sta spiegando il capo del S.E.B.[5]–Quando l’hanno avvistato era alto circa 6 piedi[6] ora è arrivato a 15[7] e continua a crescere.-

-Ma che vuole? Dove sta andando?- chiede Morris.

-All’ultima domanda credo di poter rispondere. Si muove in linea retta senza mai deviare e proseguendo nella direzione che ha preso arriverà in rotta di collisione con la hacienda dei Vendicatori tra…-

          Morris sospira.

-Lo sapevo che ci sarebbero finiti in mezzo quei buffoni in costume. Va bene… chiamateli se già non sono per strada e chiamate anche il Governatore, potremmo aver bisogno della Guardia Nazionale.-

 

          Il primo dei Vendicatori ad apprendere la notizia è Tigra.

-Ecco come si rovina una bella giornata.- borbotta e chiama Calabrone.   

          Pochi minuti dopo un Quinjet con a bordo tutti i Vendicatori presenti alla base parte diretto a nord. Contemporaneamente un segnale avverte gli assenti.

 

 

4.

 

 

          A uno come Eros, principe degli Eterni di Titano, conosciuto sulla Terra anche come Starfox, capita abbastanza spesso di svegliarsi in quello che potremmo definire un letto straniero e stavolta deve essere stata una festa davvero memorabile a giudicare dalle tre ragazze ancora addormentate, dallo stato della stanza e dall’ora segnata sull’orologio davanti a lui

Il particolare metabolismo di Starfox fa sì che se non è proprio impossibile che si ubriachi, sia quantomeno molto difficile. In ogni caso, in meno tempo di quanto ci vorrebbe a dirlo, è completamente lucido.

Si sta chiedendo se rimanere ancora un po’ o andarsene con discrezione quando il ronzio della sua communicard risolve la questione avvertendolo di un’emergenza.

Molti sostengono che Starfox sia frivolo e superficiale e per molti versi hanno ragione, ma ci sono impegni che una volta assunti, porta fino in fondo.

Indossa il suo costume e vola fuori da una finestra.

 

Dennis Dumphy può ritenersi soddisfatto della sua situazione economica: i guadagni accumulati durante la sua breve carriera di wrestler e moltiplicati grazie a saggi investimenti gli consentono quello che potremmo definire un elevato tenore di vita. È ben lontano dai livelli di Tony Stark o Warren Worthington, ma, come dimostra la Maserati che sta guidando dalla sua villa nelle Santa Monica Mountains sino al centro di Los Angeles, non se la cava male.

Ci si potrebbe interrogare sui motivi che hanno spinto Dennis a dedicarsi alla carriera di supereroe col nome di Demolition Man (anche se quasi tutti lo chiamano semplicemente D-Man), ma sarebbe un discorso troppo lungo, limitiamoci a dire che Dennis ha un profondo concetto di quelle che sono le sue responsabilità verso gli altri. Capita quando si è stati compagni d’arme di Capitan America.

Il suono del segnale d’emergenza della communicard lo spinge a dirigersi verso un parcheggio coperto. Dovunque debba andare adesso, meglio non portarci un’auto come la sua.

Pochi minuti dopo i passanti di Rodeo Drive possono vedere D-Man correre e saltare verso la sua meta.

 

Prendete un Tribunale e nelle sue vicinanze vi troverete un bar od un ristorante in cui avvocati, pubblici ministeri e giudici sono soliti ritrovarsi a fine giornata. Si tratta di luoghi neutrali, dove le rivalità sono accantonate e le formalità lasciano il posto alla familiarità… a volte con esiti imprevedibili.

Los Angeles non fa eccezione e non è sorprendente che oggi nel locale in questione gli occhi di quasi tutti i presenti siano puntati su Jennifer Walters e non è solo perché ha la pelle verde. Di sicuro la donna conosciuta come She-Hulk non è infastidita da quest’attenzione.

-Devo essere il maschio più invidiato del locale oggi.- dice Buck Bukowski, il suo capo.

-Quante volte ti è capitato di uscire con una bomba sexy come me, Buck?-

-Se devo essere sincero… mai.-

          Jennifer ridacchia e sta per dire qualcosa quando la sua attenzione è attratta dal notiziario TV.

<<… e il misterioso essere prosegue lungo la strada che porta verso la penisola di Palos Verdes.  È ipotizzabile che la sua meta sia l’hacienda dei Vendicatori…>

          Cosa ha detto? Jennifer si volta verso la TV e contemporaneamente sente il ronzio della communicard.

          Senza esitare sotto gli occhi stupefatti degli avventori, si libera rapidamente del vestito rimanendo nel costume color porpora di She-Hulk. Fa un fagotto degli abiti, vi pone sopra le scarpe fatte su misura e mette il tutto in grembo ad uno stupito ed un po’ imbarazzato Bukowski.

-Tienimeli tu Buck, per favore. Li riprenderò più tardi, ora pare che abbia qualcosa di urgente da fare.-

          Così dicendo She-Hulk esce dal locale e spicca un potente salto.

 

 

5.

 

 

          Morris Walters e il suo team di gestione delle emergenze stanno osservando il colosso che continua ad avanzare verso di loro oltrepassando i confini della Città di Los Angeles. Ormai è alto più di dieci metri e la sua massa è aumentata in proporzione.          

Uno sbarramento di auto dello Sceriffo e della Polizia di Los Angeles non serve a fermarlo: le schiaccia sotto i suoi piedi come fossero insetti. Per fortuna erano vuote.

Una forte scossa nel terreno alle sue spalle averte Morris dell’arrivo di She-Hulk.

-Allora Papà, che sta succedendo?- chiede la supereroina verde.

-Non ne sappiamo molto, Jen.- le risponde Walters e le racconta quel che è successo finora.

-Sta assorbendo energia da ogni fonte circostante.- aggiunge il Sottosceriffo Andy Roberts, il secondo in comando di Morris –Finora però non ha ancora fatto nessun gesto apertamente ostile, ha solo reagito a quanto fatto da altri.-

          In quel momento ecco apparire nel cielo il Quinjet dei Vendicatori. Per la prima volta l’androide si ferma ed alza la testa verso il velivolo. dai suoi occhi escono due raggi gemelli che lo colpiscono in pieno.

-A me questo sembra un gesto decisamente ostile, Andy.- è il sarcastico commento di Morris.

 

          A bordo del Quinjet Calabrone lotta per mantenere l’assetto di volo.

-Maledizione- sbotta Lorna Dane –Ma perché i nostri Quinjet devono essere sempre abbattuti da qualcuno?-

-Pura fortuna immagino.- è la replica di Henry Pym –In ogni caso stavolta voglio provare a salvarlo. Chi sa volare si muova e dia una mano agli altri.-

-Che intenzioni hai , Pym?- chiede Quicksilver.

-Voglio provare a far atterrare quest’uccellino in mezzo all’autostrada possibilmente senza provocare danni. Voialtri filatevela finché siete in tempo.-

          Un secondo colpo raggiunge lo scafo facendolo tremare.

-Volete muovervi?- urla Pym –Polaris, Crystal… siete più utili là fuori che qui. Fermate quell’androide con qualunque mezzo e anche voi Tigra e Quicksilver, andate con loro.-

          Pietro esita, poi si siede al fianco di Hank.

-Credo che rimarrò a darti una mano.- dice, poi si rivolge a Crystal –Andate e fermate quel tipo, qualunque cosa sia.-

-Sei sicuro…- comincia a dire Crystal.

-Tranquilla... io e Pym siamo troppo testoni per lasciarci ammazzare così.-

          Crystal scuote la testa e si lancia fuori dal Quinjet seguita da Lorna che tiene per mano Tigra.

-Secondo me non sei stato molto incoraggiante Pietro.-

-Sta zitto e dimostrami che avevo ragione Pym.-

 

            Mentre questo scambio di cortesie ha luogo sul Quinjet in avaria, She-Hulk decide di prendere l’iniziativa e con un balzo piomba sul gigantesco androide e gli vibra un pugno con tutta la sua forza.

          Contrariamente alle aspettative, l’essere artificiale barcolla appena e non solo rimane fermo sulle gambe ,ma sembra anche aumentare lievemente in altezza e massa. Con insospettata velocità afferra She-Hulk per il collo e finalmente parla:

<<Direttiva primaria: uccidere Henry Pym Direttiva secondaria: eliminare i Vendicatori. Applicazione direttiva secondaria su soggetto She-Hulk.>>

          Gli occhi dell’androide cominciano a brillare, ma prima che qualcosa possa accadere, una figura umana lo colpisce a piedi uniti in pieno petto per poi ricadere indietro.

          La sorpresa più che il colpo fa sì che l’androide molli la presa su She-Hulk che cade a terra.

-Uh… che indecoroso modo di sfuggire al cattivo.- borbotta –L’autore non aveva nessun modo migliore per cavarmi dai guai? Per fortuna che sono caduta sulla mia parte più morbida.-

          Al suo fianco D-Man, che è ricaduto sui suoi talloni dopo un’agile capriola, la guarda confuso.

-Lascia fare, è un giochetto che faccio ogni tanto. Piuttosto… grazie per avermi aiutato.-

-Dovere.- si limita a rispondere il laconico vendicatore.

          Nel frattempo Polaris e Crystal si sono unite alla lotta. Il controllo del magnetismo della prima ed i poteri elementali della seconda si scatenano sull’androide, ma hanno il, solo effetto di vederne crescere le dimensioni. Di nuovo l’androide parla:

<<Applicazione direttiva secondaria: distruggere i Vendicatori. Terminare i bersagli adesso.>>

          Due raggi oculari vengono a stento bloccati da uno schermo magnetico eretto da Polaris in tutta fretta. Nel frattempo si sono uniti alla lotta anche il Fulmine Vivente e Starfox

-Raggi dagli occhi.- commenta quest’ultimo mentre vola vicino all’androide –Ne sono capace anch’io anche se non lo faccio spesso, però in questo caso…-

          Una voce si leva stentorea ed improvvisa:

-Fermi!-

 

 

6.

 

 

          Come una persona sola i combattenti si fermano e si girano verso chi ha parlato, ovvero Calabrone.

-Come, scusa?- esclama She-Hulk –Non sono sicura di aver capito bene.-

-Hai capito benissimo.- ribatte Calabrone -È evidente che quell’essere assorbe energia, qualunque energia, compresa quella cinetica, e la usa per alimentarsi. Qualunque nostro attacco lo rende solo  più forte.-

-E che dovremmo fare, allora?- chiede il Fulmine Vivente –Non possiamo certo stare qui a farci ammazzare… per tacere dei danni ai civili.-

-Certo che no.- è la risposta di Calabrone –Ma la forza non è l’unica risposta.-

-Hank, dimmi che il tuo brillante cervello ha trovato un modo per sconfiggerlo.- interviene Tigra.

-Forse sì, Greer, forse sì. Crystal, Polaris, ho bisogno di voi.-

-Sono qui, Calabrone.- si presenta Crystal –Che devo fare?-

-Sono pronta anch’io.- aggiunge Polaris.

-Bene. Vedete quella piccola sfera brillante che fluttua sopra la testa del nostro avversario? Tiratela giù e distruggetela a qualunque costo.

-Non è un problema… credo.-

          Ma Polaris ha forse parlato troppo presto: la sfera resiste al suo aggancio magnetico e lei contrattacca aumentando l’intensità del suo sforzo. Alla fine la sfera si muove e comincia a volare verso i Vendicatori.

          Crystal si concentra e punta entrambe le braccia verso la sfera che assume un colorito rossastro mentre il suo bagliore aumenta, poi… esplode.

 

          C’è un momento in cui i presenti hanno l’impressione che un nuovo sole sia apparso all’orizzonte, poi il bagliore cessa e poco alla volta tutti riacquistano la vista.

-Che diavolo è successo?- esclama Morris Walters strofinandosi gli occhi –Un’esplosione come quella avrebbe dovuto spazzarci via tutti ed invece siamo tutti ancora in piedi.-

          I supereroi più vicini al punto dell’esplosione non sarebbero molto d’accordo con lo Sceriffo mentre alcuni di loro si rialzano un po’ rintronati.

          Tra i pochi rimasti in piedi c’è Polaris con la fronte imperlata di sudore freddo ed il volto mortalmente pallido. Creare una “bolla magnetica ” intorno alla sfera per contenerne l’esplosione, qualcosa che aveva visto fare a Magneto in passato, è stato un atto d’impulso di cui ora sta pagando il prezzo.

          Cadrebbe a terra se non fosse afferrata alla vita da Starfox.

-Stai bene?- chiede lui con quella che sembra una nota di autentica preoccupazione che sarebbe giudicata insolita da chi lo vede come fatuo e superficiale.

-Sei un maestro a trovare scuse buone per palpeggiarmi.- borbotta lei con un filo di voce.

-Ah… ora so che stai bene.- commenta Eros sorridendo.

          Quicksilver appare accanto a loro quasi si fosse materializzato dal nulla.

-Togli le mani da mia sorella, ci penso io ora.-

          Starfox non replica e fa come gli viene detto. Nel frattempo Calabrone sta esaminando quel che rimane della misteriosa sfera mentre l’androide a terra ha recuperato le sue dimensioni originali.

-Avevo ragione, allora.- borbotta tra sé.

-Ti dispiace spiegare qualcosa anche a noi comuni mortali?- chiede She-Hulk.

          Hank le rivolge uno sguardo che nelle sue intenzioni vorrebbe essere ironico, ma non è certo di esserci riuscito.

-Ho riconosciuto la tecnologia .- spiega infine –Era la stessa impiegata in un progetto di potenziamento chiamato Progetto Quattro che trasformò un mercante d’armi di nome Damon Dran in un uomo indistruttibile. In quel caso c’era una sorta di simbiosi tra la sfera e Dran. In pratica la sfera era la batteria da cui Dran traeva energia. Fu solo distruggendola che Devil e la Vedova Nera riuscirono a fermare Dran prima che distruggesse San Francisco: il feedback non solo privò Dran della sua energia, ma lo consumò letteralmente e quasi lo uccise.[8] Ho pensato che l’androide e la sfera avessero lo stesso tipo di legame e che spezzandolo avremmo sconfitto la minaccia.-

-Potevi almeno dirci cosa volevi fare, invece di giocare al Reed Richards.- intervenne Tigra,.

-Non c’era tempo… e poi siamo tutti vivi, no?-

          In quel momento l’androide si muove e parla con voce malferma:

<<Direttiva primaria… uccidere… Henry Pym… uccidere…>>

-Ma… cosa?-

<<… Henry Pym!>>

          Due raggi gemelli scoccano dagli occhi dell’androide ma prima che possano raggiungere uno stupito Calabrone Quicksilver l’ha già afferrato e portato via.-

-Spiegami perché mi tocca sempre salvarti le chiappe, Henry.- dice.

-Dimentichi le volte che le ho salvate a te.- ribatte Calabrone –Quell’androide è tenace, non me l’aspettavo.-

-Mi ricorda le Sentinelle, solo che invece dei mutanti il suo bersaglio…-

-… sono io.- conclude Hank –Il che mi fa capire chi potrebbe essere il suo mandante.-

-Ora pensa a restare vivo.-

-Ah… non sono mai scappato davanti ad un avversario e non comincerò certo adesso.-

          Calabrone si riduce di dimensioni e vola verso l’androide che sta continuando a sparare mentre gli altri Vendicatori lo colpiscono con tutto quello che hanno.

<<Diret… tiva pri… maria…ucci… dere… Hen…>>

-Sì, sì, ho capito: non ripeterlo continuamente.-

          Senza stare a pensarci troppo Calabrone si infila dentro un buco aperto dall’esplosione nell’addome dell’androide sparando contemporaneamente con entrambi i suoi pungiglioni da polso.

          L’androide barcolla ed infine cade.

-Hank!- urla Tigra.

.Tranquilla, sono qui,- risponde Henry ritornando a dimensioni normali –Ero volato via prima che…-

          Una mano d’acciaio lo afferra alla caviglia.

-Che…?-

<<Uc… ci… de… re.>>

-Adesso basta!-

          Il Fulmine Vivente scarica sull’androide tanta energia elettrica da illuminare l’intera zona per ore e finalmente l’essere artificiale cessa di muoversi.

-Tutto bene Hank?- chiede She-Hulk.

-Sì, certo.- risponde Calabrone –Il mio costume mi ha isolato perfettamente mentre il nostro Miguel ha calibrato esattamente la sua energia in modo che si scaricasse solo contro il nostro avversario.-

-Grazie. Dice il Fulmine Vivente –Fa sempre piacere ricevere complimenti, specie da un membro fondatore. Adesso, però, mi sento debole come un gattino.-

-Appoggiati pure a me, bel fusto.- replica Tigra –Questa gattina è ben lieta di darti una mano... e anche altro, se ti va.-

-Era un tipo tosto.- commenta D-Man riferendosi all’androide caduto.

-Anche troppo.- aggiunge Lorna Dane –Il suo creatore, chiunque sia, deve aver visto troppe volte Terminator. Peccato che non abbiamo indizi su chi possa essere e dove poterlo trovare.-

-Di questo non sarei troppo sicuro.- è la risposta di Calabrone

 

          Testa d’Uovo è infuriato.

-Non è possibile!- urla per l’ennesima volta –Come posso aver fallito ancora?-

-Forse perché non sei uno scienziato così in gamba quanto credi.-

          La voce di Henry Pym risuona come una frustata e Testa d’Uovo si volta per vedere i suoi nemici in piedi, appena entrati da una parete sfondata.

-Voi… tu! Come mi hai trovato?-

-Oh, è stato facile…- spiega Calabrone –Ho immaginato che il tuo giocattolino avesse incorporato una sorta di GPS e sono stato così fortunato da recuperarne abbastanza dati da riuscire a stabilire da dove era partito. Ora, per favore, arrenditi senza violenza e magari spiegaci come fai ad essere ancora vivo.-

-Mai!- proclama Testa d’Uovo –Non sarò mai più catturato, l’ho giurato.-

          Con rapidità insospettata il folle scienziato si porta la mano sinistra alla fronte e da quello che sembrava un comune orologio parte un raggio che gli spappola letteralmente la testa sotto gli sguardi dei pietrificati Vendicatori, sguardi che passano dall’orrore allo stupire quando si rendono conto che…

-Quello… quello non è un cervello umano.- esclama Polaris.

-Decisamente no.- replica Calabrone, che superato lo shock esamina il cadavere

Con gli occhi e la freddezza dello scienziato –Un perfetta replica della fisiologia umana, ma ciò nonostante una forma di vita artificiale, per la precisione un LMD.-

-Un LMD?- chiede D-Man.

-Life Model Decoy: un androide talmente perfetto da passare per umano e talvolta da credere lui stesso di essere realmente umano. È usato spesso dallo S.H.I.E.L.D. per depistare eventuali nemici. Tempo fa un gruppo di LMD divenuto senziente si impadronì di quell’organizzazione e… ma questo non c’entra adesso. Quello che mi chiedo invece è: chi ha creato questo LMD e perché ce lo ha mandato contro programmandolo per credersi il vero Testa d’Uovo? Ho come la sensazione che siamo stati tutti cavie di un esperimento. Ma di chi e a quale scopo?-

          Ma non ci sono risposte almeno per oggi.

 

 

EPILOGO UNO

 

 

Da un’altra parte, grazie ad un sofisticatissimo sistema di telecamere, qualcuno sta osservando la scena e ride.

-Non credo che lo saprai tanto presto, dottor Pym.- dice -Ma su una cosa hai ragione: siete stati un esperimento… un esperimento riuscito. Ora so che i miei LMD possono superare tutti test ed essere presi per gli originali anche da chi gli è più vicino. Posso passare alla seconda fase del mio piano e stavolta non sbaglierò: la vittoria apparterrà a MACHINESMITH.-

 

 

EPILOGO DUE

 

 

          Ramon Delgado non è particolarmente sorpreso quando, aprendo la porta, si trova di fronte a Julia Carpenter e sua figlia Rachel, dopotutto solo chi è in possesso dei codici dei Vendicatori avrebbe potuto superare il cancello ed arrivare al portone senza essere bloccato dalle misure di sicurezza.

-È un piacere rivederla Mrs. Carpenter.- dice

-Devo vedere i Vendicatori subito.- esclama Julia – Si tratta di una questione di vita…-

          Prima che possa finire la frase si sente come il rumore di un schiocco e Julia si inarca come spinta da una molla, cadendo in braccio a Ramon

-… o di morte.-

          Ramon la sostiene e mentre lo fa, si accorge che le sue mani sono sporche di sangue, Rachel urla.

 

          Da un albero a non molta distanza qualcuno ripone un fucile ad altissima precisione e mormora tra sé:

-Meno uno.-

 

 

FINE… PER ORA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

          Rieccoci tornati con i Vendicatori Costa Ovest dopo una lunga assenza riprendendo le fila di trame che perfino io stavo dimenticando.

          Solo pochi chiarimenti da dare, quindi diamoli subito.

1) Innanzitutto vale la pena di precisare che questa storia è ambientata prima di tutte le storie MIT uscite dopo il maggio 2012 ed in particolare prima di She-Hulk #1/6, Capitan America 47/50, Vendicatori #83/84 e Vendicatori Segreti #6/10.

2) La trama relativa a Machinesmith è stata il fulcro di Vendicatori segreti #4/8. Il sottoscritto ci tiene a precisare che questa era sempre stata la sua intenzione. Purtroppo il colpo di scena finale sull’identità di chi aveva costruito un LMD di Testa d’Uovo è stato rovinato dal fatto che questa storia non è uscita prima di Vendicatori Segreti #6 com’era nelle intenzioni originarie e me ne scuso.

3) Henry Jackson e la Fondazione Fratelli Jackson a Denver sono creazioni originali di Fabio Volino provenienti da Avengers Icons #4. Spero che mi perdonerà per averli distrutti così.

Nel prossimo episodio: il fato di Julia Carpenter, un avversario impalpabile ed implacabile, facce nuove e vecchie in una storia che non esiterei a definire insolita.

          Speriamo che vi piaccia.

 

 

Carlo



[1] Gli scienziati pazzi hanno una curiosa tendenza a parlare da soli e fare monologhi circa lunghi. Noi non ci sottrarremo a questa onorata tradizione.

[2] Un'altra onorata tradizione (o cliché, se preferite) è quella per cui il super cattivo (specie se scienziato o mago o entrambi) parli di se in terza persona. Onoreremo anche questa.

[3] Qualcosa avvenuto dietro le quinte tra lo scorso episodio e questo.

[4] Su Giant Size Defenders ##4 (Hulk & I Difensori #26/27).

[5] Special Enforcement Bureau, la divisione del Dipartimento dello Sceriffo della Contea di Los Angeles per la risposta alle emergenze, equivalente alla della SWAT (Special Weapons and Tactics) nelle polizie cittadine.

[6] Un metro e 82 circa

[7] Quasi 5 metri.

[8] Un resoconto quasi corretto degli eventi narrati in Daredevil Vol. 1° #93/94 (In Italia su Devil, Corno, #92/93). In realtà fu un uomo di nome Danny French a distruggere la sfera pagando il suo gesto con la vita.